Quando si chiude un esperienza di viaggio è bello soffermarsi e mettere a fuoco gli insegnamenti prima di disperdersi nuovamente nella routine della vita ordinaria.
Sicuramente un viaggio non semplice.
Abbiamo scelto di viverlo così questo Giappone, ovvero evitando i grandi luoghi di interesse turistico come Tokyo, Hiroshima, Fukushima e cercando di vivere un viaggio più a contatto con loro e con i luoghi e le filosofie zen del buddismo di cui tanto si sente parlare.
Le difficoltà che abbiamo riscontrato sono ben descritte nei racconti che precedono quest ' ultimo scritto.
Vorrei soffermarmi di più ora sulla gente che abbiamo incontrato che, devo dire, ci ha particolarmente sorpreso.
Un popolo gentile, umile, al servizio.
Sempre pronto ad aiutare, a cercare di capire le tue esigenze.
Con la gestualità ti coccolono, ti accompagnano, ti seguono passo passo.
Non manca mai un sorriso, un inchino, un grazie.
Un popolo estremante pulito, in particolare nei servizi igienici. L acqua che serve per riempire la cassetta del water viene fatta uscire prima da un rubinetto in modo che tu possa usarla per lavarti le mani.
Ogni water è dotato di un apparecchio che garantisce diversi getti per un bidet in ogni momento.
Non manca mai la carta igienica. Non trovi mai sporco lasciato da qualcuno prima di te ( tranne nei luoghi molto affollati dai turisti... Ma questo non dipende da loro, ma dalla cultura degli altri popoli che non hanno la stessa attenzione che hanno i giapponesi per la pulizia).
Abbiamo visto bambini di 6/7 anni prendere il bus o il treno da soli e farsi lunghi tratti completamente autonomi con le loro cartellette e cappellino, anche in città come Kyoto. Completamente autonomi (da noi i genitori che lasciano i figli così piccoli da soli verrebbero denunciati per abbandono).
Un popolo che non urla, non alza mai la voce ( tranne che per salutarti quando esci dal ristornate perché tutti i camerieri e i cuochi urlano all'unisono "arigatoooo!!!"),
Nei mezzi pubblici sono tutti dotati di auricolare per non disturbare.
Ci è sembrato un popolo che non giudica, molto libero nell espressione di sé, anche se poi i ragazzi vanno a scuola tutti vestiti uguali poi in libertà possono veramente uscire come vogliono, con le ciabatte di casa o con le cose piu chic.
Sicuramente tutti con il sonaglietto, il pupazzetto e l'adesivo attaccato allo zaino.
Un popolo molto attento alle disabilità, con attraversamento pedonale sonoro, marciapiedi in rilievo e didascalie e informazioni adeguate per i non vedenti.
Un sistema di trasporti efficientissimo con treni di ogni dimensione per raggiungere anche piccole località o zone limitrofe, con una puntualità che è veramente notevole. Un servizio che comunque proprio per questo si fa pagare parecchio. Forse nel nostro bilancio è la voce di spesa più alta che abbiamo avuto e abbiamo scelto sempre mezzi locali piuttosto che i treni super veloci per turisti.
Della tecnologia non possiamo dire molto, non è un tema a noi caro. A noi ci è sembrato un utilizzo della tecnologia non molto diversa dell'uso che ne facciamo noi, almeno apparentemente. Sono tutti connessi al telefono, ai selfie, ai videogame. Ci ha impressionato la quantità di gente che gioca nelle sale giochi, nelle slot machine, nelle sale da karaoke, anche nelle città meno turistiche....
E qui purtroppo, nella loro semplicità si cade nella ricerca delle cose facili, senza sforzo. Ci siamo soffermati ad ascoltare un video che parla di filosofia buddista zen. Sembra che sia arrivata dalla Cina e che fosse una disciplina riservata a chi compiva lunghi periodi in meditazione e in luoghi isolati.. Con gli anni, i monaci che hanno tramandato la disciplina zen hanno iniziato a togliere i "sacrifici" richiesti per accedere alla conoscenza poi profonda in modo da essere accessibile a tutti, anche ai contadini e agricoltori... Ed è obiettivamente così. Tutti possono andare davanti a un tempio, inchinarsi e ringraziare per definirsi buddisti.. Non è più richiesta la Meditazione, la recitazione di mantra o altre forme di fatica.
Se da un lato è positivo, dall 'altro ha portato, come abbiamo già descritto in altre occasioni, a un abbandono dei luoghi più remoti e a un accesso alla sacralità facile ma ci permettiamo di dire anche superficiale.
Non siamo riusciti a cogliere nei loro atteggiamenti una certa predisposizione alla salvaguardia del pianeta, della natura in generale, del riciclaggio. La raccolta differenziata sembra esserci ma limitata alla plastica e lattina delle bevande da tutto il resto.
Qui la caccia alle balene è ancora consentita anche se si tratta di specie in via di estinzione.
È un popolo difficile da comprendere, in molti casi contraddittorio. Ci è sembrato un popolo impaurito da tutto.. E che tende a ricercare le mode senza però cercare di salvaguardare la loro storia e la loro cultura.
Sarà curioso negli anni vedere l"evoluzione di questo angolo di terra, in cui la ricchezza vegetativa, delle acque, delle sorgenti termali, la rendono sicuramente un luogo da visitare e da esplorare.
Ma crediamo anche che sia necessario, come da noi in Europa e in generale a livello globale, che ci sia una presa di coscienza di ciò che deve essere salvaguardato e che si smetta di ricercare necessariamente una crescita economica, demografica, tecnologica ma piuttosto una crescita interiore di consapevolezza.
Così come nasce qui la ritualità della cerimonia del tè con tutti i dettagli, le attenzioni, i gesti lenti e meticolosamente abbinati tra loro, ci auguriamo che possa ri-nascere nei giovani nipponici una ricerca della cura e dei dettagli che hanno segnato il misticiamo zen degli anni di gloria.
A noi visitare queste terre e tutti questi templi carichi di sacro ha risvegliato il senso di gratitudine verso la vita.
Sentirsi fortunati, grati e appagati è uno stato mentale che porta benessere e riconoscenza.
Sentirsi umili e sempre in cammino permette di approcciarsi alle sfide con un senso di profondo rispetto verso gli altri e verso l'universo.
Un viaggio che ha rinforzato il concetto di Omeasy ovvero di vivere l'OM con semplicità... Oggi integriamo il nostro motto che OM easy è vivere zen nella gratitudine.
"quando completeremo il giro, torneremo al Grande Mare e potremo contemplare di nuovo l"eternità. Le anime dovranno tornare all'inizio della cascata e viaggiare attraverso il fiume della vita ancora e ancora sul sentiero verso l'illuminazione"
Giardino Zen di Daitokuji Temple.
MONTE KURAMA E IL REIKI
I veli di Maya si diassolvono.
La realtà appare per ciò che è.
Le illusioni e le credenze si sgretolando. L'identificazione svanisce.
Cerchi di non farti aspettative e di mantenere quello stato di curiosità e di accettazione per ciò che sarà, ma purtroppo un po' di delusione e di rammarico è inevitabile.
Cercherò di spiegarmi meglio nelle prossime righe, ma il pensiero seppur nitido, non è semplice da esprimere per iscritto.
Siamo saliti la Monte Kurama, alle porte di Kyoto, luogo in cui il Maestro Mikao Usui trova dopo 21 giorni di meditazione, l'illuminazione e la comprensione di questo metodo di guarigione che viene diffuso, tramandato e utilizzato non solo in Giappone ma in tutto il Mondo.
Questo avviene nei primi anni del 900.
Il tempio che domina il monte è carico di energia purificante.
I grandi alberi che ti accolgono all'ingresso, in cima alla scalinata, sono vere e proprie porte di accesso alla sacralità.
Se si rimane in ascolto qualche magia impalpabile riesce ad attraversati.
Ogni passo è accompagnato dal senso di appagamento e beatitudine che non sempre ho trovato negli altri templi.
È una salita lunga e non semplice (vi è una funivia che agevola lo sforzo per le persone più in difficoltà), ma quassù il panorama è davvero lussureggiante e di ampio respiro, e la campana che facciamo anche noi risuonare nella valle, ha davvero la forza del suono che risveglia e che vibra dentro e fuori di te.
Da noi, il luogo avrebbe preso importanza: gli allievi del Reiki avrebbero costruito scuole, statue commemorative, tabelle illustrative che raccontano del Maestro e del numero elevato di persone che è riuscito a guarire ecc ecc.
Qui, niente.
Non c'è nulla. Nessuna menzione al Reiki. Nessuna informazione al riguardo (solo su internet)
Nessuna scuola. Nessun centro di trattamenti. Nulla.
Continuiamo la nostra salita al Monte anche dietro al Tempio, la Lonleyplanet suggerisce il sentiero fino alla vetta, ma qui, nello stato di abbandono in cui tutto si sta riversando (eccezione per il tempio e i luoghi di facile accesso ovviamente), il sentiero è chiuso. Una cordicina e un cartello di pericolo affermano che è proibito continuare.
La vegetazione ha già preso il sopravvento. La pallida traccia non è più seguibile e abbandoniamo l'idea.
Scendiamo dall'unico sentiero segnato che porta alla cittadina più a sud con la moltitudine di ristorantini che propongono menù pranzo e cena a caro prezzo rispetto alla media.
Chi sono i Maestri? Chi sono gli illuminati? Chi porta avanti il sapere e la conoscenza?
Ci siamo chiesti quanto delle nostre convinzioni sono vere. In Italia il Reiki è una pratica molto conosciuta e utilizzata da molte persone in abbinamento ad altri trattamenti olistici, ma qui in Giappone non abbiamo visto nessun centro che nomini questa pratica.
Questo ci ha portato a interrogarci se siamo noi in Occidente ad aver "idealizzato" questo strumento di guarigione oppure non c'è nella gioventù giapponese la reale volontà di mantenere un filo conduttore e di tramandare questa esperienza mistica che si è rivelata molto utile nella cura delle persone durante la guerra (fonte web).
Questo inaspettata assenza completa di citazioni al Reiki ci ha messo nelle condizioni di vacillare anche su altri studi che abbiamo fatto e che riteniamo essere validi e attuali (al riguardo ci sarebbe molto da scrivere, ma non è questa la sede per farlo...)
Quello che è chiaro, dopo questo senso di smarrimento che abbiamo avuto, è che quello che più ci nutre ed è per noi importante è fare esperienza, metterci in prima persona nell'ascolto, nell'apprendimento in campo, nella sperimentazione, nel discernimento interiore ed esteriore, nel togliere l'inutile.
La chiarezza di intento e la visione può giungere solo se veramente ti siedi in meditazione e pratichi, se veramente provi e sbagli una ricetta più volte, se veramente colleghi tutte le nozioni che hai appreso nei libri con le azioni.
Allora si che arriva il miracolo: la nebbia che oscura la mente si dissolve e la realtà è quella più pura.
Logistica
Con un treno che parte a nord di Kyoto, in circa 30 minuti.
KYOTO
Kyoto ti inghiotte nelle sue strade gremite di persone di tutte le nazionalità e nelle sue vetrine di negozi commerciali, souvenir e steer food.
Ma allo stesso tempo ha mantenuto lo stile di una grande città imperiale in cui basta varcare un tori, un portone di legno antico o inserirti in una strada secondaria e ti immergi in luoghi carichi di storia e di vicende da raccontare o tramandare.
Trantissimi gli edifici da visitare sono risalenti al medioevo, in un epoca in cui aristocrazia, potere politico e le grandi decisioni imperiali venivano strettamente collegate alle divinità e al volere supremo del Buddha.. Entrare quindi in un tempio non è collegato unicamente alla religione, ma spesso è associato alla Famiglia imperiale.
Stiamo cercando di mantenere il nostro stile anche in luoghi così affollati, mantenendo un senso di rispetto ai luoghi sacri anche se siamo circondati da persone che fanno selfie, filmati da reportage, pose da divi davanti alle tombe...
Nella salita al Fushimi Inari (che leggiamo da internet sembra impossibile da fare nelle ore di punta) in realtà, pur non rispettando il consiglio di andarci presto, siamo riusciti ad entrare nello stato meditativo e godere di questa salita al Monte. Man mano che si sale la folla si dissolve o comunque non è più opprimente come all'inizio e troviamo quella quiete e quel silenzio che il centro merita.
Anche al Toji Temple, una volta varcata la porta principale si entra in un altra dimensione. I templi conservano statue del Buddha dorate antiche che ci portano alla contemplazione.
La foresta di bamboo di Arashiyama invece non è assolutamente meritevole rispetto alle foreste del sud che abbiamo oltrepassato, ma il tempio, il suo giardino e il parco circostante ti catapultano in una bellissima passeggiata fuori dal traffico cittadino.
Vi consigliamo di andarci al tramonto per assistere alla pesca con i cormorani con una antica tecnica che viene tramandata da padre in figlio da oltre 1300 anni.
Anche Uji, un piccolo quartiere alla periferia di Kyoto merita una visita.
Per chi ama la quiete come noi, ci ha regalato quattro passi lungo il fiume in tranquillità e abbiamo potuto assaggiare il thè macha molto rinomato in questa area.
Ci siamo affidati all'ufficio turistico che propone cerimonie del the a prezzi agevolati perché servite da volontarie apprendiste.
Scopriamo, grazie a una guida locale, che in realtà le cerimonie del the non venivano fatte solo per esaltare il profumo particolare della pianta, ma piuttosto era un motivo di incontro per gli uomini di potere per prendere decisioni importanti o discutere delle questioni governative.
Non riusciamo a goderci pienamente l'atmosfera di questo luogo perché l'umidità e il caldo pazzesco ci impediscono di rimanere sulle sponde del fiume.
Scegliamo di dirigerci con l'autobus al Tempio del Padiglione d'oro verso l"orario di chiusura, in modo da visitarlo con meno persone e con i colori del sole calante che tingono di vermiglio le foglie ancora saldamente agganciate ai rami.
IL CAFFÈ E LA DIETA MACROBIOTICA
In questi ultimi giorni abbiamo trascorso del tempo sulla Penisola Izu, in particolare al mare, nelle spiagge adorate dai surfisti.
Abbiamo avuto l'occasione anche di passare una giornata nella foresta compiendo un tratto di trail che si districa tra cascate e ruscelli e abbiamo compreso perché proprio qui sono stati dimostrati a livello scientifico i benefici dei bagni di foresta.
Ci siamo goduti la quiete del tempo che scorre senza dover per forza riempirlo.
E qui abbiamo potuto far nascere idee, confrontarci su alcune dinamiche osservando un popolo molto diverso da noi (ma non troppo) e l'approccio alla nuova Era che ha già trascinato con sé molti giovani.
Tra le mille domande che ci sono sorte a cui non riusciamo ancora ad dare una risposta, ce ne sono due in particolare che ci sorprendono.
Innanzitutto l'approccio dei giapponesi al caffè.
Trovi il caffè nelle macchinette e nei minimarket a basso costo, magari prodotto dalle grandi multinazionali, ma poi, se ti fermi a berlo in una caffetteria il costo del caffè più raggiungere anche i 10 euro se fatto di una particolare miscela.
Invece, viene data molta meno enfasi al thè.
Eppure questa è la patria del thè, dove sembra che assistere a una cerimonia dedicata alla bevanda sia una delle cose da non perdere in questo angolo di mondo.
Leggiamo su internet e sulla guida che nel dopoguerra, con l'apertura delle frontiere agli stranieri e con la grande spinta americana che si è insediata nel territorio giapponese, gran parte delle tradizioni antiche si stiano perdendo e che vengano rimpiazzate da abitudini di altri luoghi.
Ci siamo quindi chiesti quanto la globalizzazione ha portato via nelle varie culture, quante tradizioni stanno scomparendo per lasciare spazio a una economia più comoda e più facile apparentemente.
Questo vale anche da noi in Italia, grandi consumatori di caffè fatto in molte modalità diverse, che non è prodotto da noi e che ci ha fatto perdere l'uso di miscele fatte con i prodotti autoctoni (es. orzo, cicoria).
Ci siamo inoltre sopresi dei prodotti venduti nei supermercati alimentari.
Qui in Giappone nasce la macrobiotica, ovvero una dieta che si basa sul consumo di un cereale rigorosamente non raffinato, sul consumo di verdure (in modeste quantità) da mescolare con il cereale e l'apporto di proteine che viene dai legumi (es. tofu) e saltuariamente da pesce e molluschi.
In realtà quello che si presenta ai banchi alimentari è una quantità smisurata di cibi già pronti o precotti, confezionati nella plastica. Tantissimi prodotti di carne e di pesce: pensate che al ristorante non siamo quasi mai riusciti a trovare nel menù insalate o piatti di verdure senza prodotti di origine animale.
Inoltre vengono proposti tantissimi cibi fritti, dalle crocchette di pollo, al pesce, alle patate.
Insomma, a nostro modesto avviso, anche nelle città più piccole e meno turistiche, le proposte culinarie erano le medesime.
Ci ha stupito inoltre la poca quantità di prodotti biologici, le carote ad esempio sono tutte della stessa misura, della stessa forma e rigorosamente dritte.
La frutta è confezionata ad una ad una, ovvero trovi il casco di banane nella plastica oppure ogni singola banana nella mini confezione. Oppure le pesche, grandi come melograni, completamente lisce e senza ammaccature, confezionate singolarmente in un cestino di corda fatto in plastica..
Ci viene da supporre che qualcosa negli ultimi anni sia cambiato e che ciò che ha spinto i giapponesi a "inventare" una cucina macrobiotica sia piuttosto l'esigenza di tornare a un cibo più sano, che viene dalla loro cultura antica ma che è sicuramente andata persa.
In queste settimane, noi abbiamo sentito il bisogno di rimettere sotto i denti qualcosa di più "nostro" come un buon sugo di pomodoro e melanzane con spaghetti di grano saraceno e un po' di formaggio a rendere il tutto più gustoso e più appetibile al nostro palato.
Per fortuna ci sono le Guesthouse dotate di cucina e per fortuna ho sposato un cuoco.
Logistica
Koyasan - Osaka - Atami - Izukyu Shimoda
con treni locale e treno ad alta velocità.
Shimoda - Kawazu - old Amagi Tunnel e Seven waterfall (cascate) con treno e bus locali
Shimoda - Atami - Kyoto
Con treno locali e treno ad alta velocità.
La spiritualità è dentro di me.
Non c'è nulla che tu possa fare o sperimentare se prima non hai trovato dentro di te quello che cerchi.
Ho imparato questo in questa prima parte di viaggio.
Sono partita con un carico di aspettativa legato al pellegrinaggio che mi avrebbe portato a visitare e vivere la spiritualità nei templi.
Mi aspettavo di sentire risuonare i mantra all'alba e alla sera, fatti vibrare dai fedeli in devozione. Mi aspettavo sentieri immergersi nella foresta in cui l'unico suono fosse quello del canto degli uccellini. Mi aspettavo sfilze di monaci in tunica color arancione e ciabattina di legno invadere le strade in un continuo pregare e innondare l'aria di preghiere.
Non ho trovato nulla di tutto ciò.
Koyasan, luogo di culto in cui è stato sepolto Kobo Daishi e che si dice sia ancora vivo nella cripta in meditazione, è un luogo visitato da numerosissimi fedeli durante tutto l'anno.
Il villaggio è scorparso di templi ed è attraversato da una strada principale percorsa continuamente da autobus, auto, motociclette... Anche al mattino presto, cosa che non lascia molto silenzio e introspezione al luogo.
La magia l"ho trovata nella passeggiata all'interno del cimitero (uno dei più grandi dei Giappone) che ospita, oltre al Monaco Kobo, anche numerose tombe, anche piuttosto datate e ricoperte di muschio, di personaggi illustri della storia giapponese.
Gli alberi qui sono antichi, sono possenti, si elevamo verso il cielo senza paura di aver dimenticato nulla quaggiù.
È come se avessero intersecato i loro rami per proteggere questo luogo e la luce che penetra tra le fessure delle loro chiome costruisce raggi che minuziosamente decidono dove posarsi per attirare la tua attenzione.
Qui si respira l'aria di quiete in cui percepisci che qualcosa di più misterioso e solenne governa la vita.
Dormiamo in uno dei tanti templi che circondono quello principale.
Questo ci permette di assistere alle preghiere mattutine della durata di mezz'ora che prevedono la recitazione del mantra scelto dal tempio e poi partiamo lasciando il luogo, lasciando alle spalle il pellegrinaggio.
Ho viaggiato molto nel corso della mia vita e ho sempre portato a casa grandi insegnamenti confrontandomi con altre culture e altre abitudini.
Questa volta, quello che più ho compreso da questo viaggio nel Sol Levante è che io ho già tutto ciò che serve.
Nello yoga si parla di ascolto interiore, si parla del Sé superiore, si parla di elevazione dello Spirito.
Qui ho compreso che non sarà un luogo a darti tutto questo. Non è il fuori, riempiendo gli occhi di cose da vedere e le orecchie di cose da sentire, che ti farà prendere la consapevolezza e il timone della vita. Ma è solo dentro di te che potrai varcare la porta della spiritualità.
Allora, quando la porta della cuore è aperta, ciò che vedi e ciò che senti diventano esperienza, e l'esperienza diventa strumento.
Cercare fuori continuando a passare da un luogo all'altro, da un tempio all'altro, sperando che l'intuizione arrivi non funzionerà e non ti porterà da nessuna parte.
È lo stato di pace e di ascolto in cui ti poni che porta la luce.
E quando lo fai, ogni cosa che abbracci con gli occhi e con le orecchie diventa un assorbimento di energie. Immagazzini, crei un ricordo, crei uno spazio di fotografie e suoni che torneranno utili al momento opportuno per rievocare lo stato di quiete e di pace che avevi raggiunto.
La spiritualità che cercavo è dentro di me. Qui ho imparato ad usarla per affrontare quelle situazioni che non mi sono piaciute e che mi hanno destabilizzato.
Ho guardato gli alberi abbracciarsi nel cielo. E ho trovato una farfalla sorvolare nella luce.
Intorno a me il caos di gente e il rumore del traffico. Ma io vedevo solo gli alberi e la farfalla.
Logistica
Da Takayama a Osaka con autobus diretto (circa 5 ore)
Osaka - Koyasan con treno, funivia e autobus
Il pellegrinaggio degli 88 Templi si svolge sull' isola Shikoku, luogo di nascita di Kobo Dahisi, mentre Koyasan, luogo in cui il Maestro fondò la sua scuola buddista e dove venne sepolto, si trova a sud di Osaka ed è raggiungibile in circa due ore dalla stazione Namba.
Salita al Monte Ishizuki
Dal Tempio 87 al 88 Okuboji Temple
Sono stati giorni in cui, finalmente, siamo riusciti a dedicare tempo al silenzio.
Le lunghe salite che ci hanno portato alle cime ci hanno permesso di immergerci nei pensieri di luce in cui si crea l'embrione dei nuovi progetti.
Siamo consapevoli del cambiamento che stiamo attraversando, come persone ma anche come progetto Omeasy e questi luoghi ci hanno permesso di aprire un varco di possibilità in cui le speranza e i buoni propositi hanno il sopravvento sulla paura e sulle abitudini che vanno lasciate.
Camminiamo, insieme ad altri escursionisti, verso una delle sette cime sacre inserite nel territorio giapponese,la cima del Monte Ishizuchi, il martello di pietra.
Ci accorgiamo del lento ma inevitabile cambio dei colori.. Alcuni aceri hanno già deciso di iniziare a tingere di giallo le foglie, preparandosi a trasformarsi nel coloro rosso che tanto farà parlare di sé in autunno.
Sul percorso troveremo dei piccoli tratti di ferrata, con catene ad anelli per aggrapparsi, molto simpatici e divertenti.
Sulla cima a 1984 m di quota ci attenderà un semplice ma spettacolare Tempio con la vista sulle alture circostanti completamente rivestite di alberi.. Un paesaggio molto diverso rispetto alle nostre cime di pari altitudini che lasciano lo spazio alle rocce, agli arbusti e ai pascoli alpini.
C'è anche un rifugio di montagna in cui è possibile dormire, semplice e spartano ma sarebbe stato bello prenottare qui.
Quassù lasciamo le nostre preghiere dedicate ad alcuni amici.. Lasciamo che ci siano connessioni ventose a tenerci uniti nonostante le distanze terrene.
Concludiamo il nostro pellegrinaggio sull'isola di Shirinyoku con il trekking che separa il tempio 87 con l'88esimo tempio, Okuboji Temple, caratteristico per la sua posizione e per essere quello conclusivo.
Il percorso a quasi completamente a gradini minuziosamente fatti di legno.
Una lunga scalinata si inerpica sul pedio.
A tratti intersechiamo una strada asfaltata per poi ributtarci nella foresta fitta.
Piccole aree di sosta attrezzate con panchine di legno ci permettono di fermarci e asciugare il sudore grondante e inevitabile in questo periodo dell'anno.
Siamo soli.
Percorriamo i 15 km che separano i due templi non incrociando nessuno a piedi.
Gli ultimi 7 km nel bosco siamo completamente soli.
Per noi tutto questo è molto affascinante, ma allo stesso tempo ci lascia senza parole per lo stato di abbandono in cui questo luogo viene lasciato.
Le aree di sosta costruite lungo il percorso in realtà sono inutilizzate da anni. Il muschio e l'erba alta hanno completamente avvolto ogni cosa, sicuramente per il clima umido e tropicale di queste aree, ma anche per la rarità con cui le persone affrontano questo tratto di bosco.
Alcuni gradini di legno sono marciti ma non vengono sostituiti, le ragnetele che sbarrano il passaggio sono cosi numerose che siamo costretti ad avanzare con un legno in mano sventolandolo davanti a noi per liberare il passaggio.
Stiamo affrontando il pellegrinaggio degli 88 Templi nel periodo sbagliato e meno affollato, ma mai ci saremmo aspettati così poca partecipazione.
Abbiamo ipotizzato anche che gli anni del covid, che qui hanno costretto a una quarantena forzata e ha bloccato completamente l'intera popolazione, hanno ancora effetto su questi angoli remoti dell'isola.
Forse un tempo frequentati e mantenuti investendo tempo e denaro, oggi non nutrono più interesse per la popolazione locale e per i rari turisti che si avvicinano a questo genere di trekking.
Questa ipotisi è ancor più avvalorata dal fatto che al nostro arrivo a Tempio, una volta varcato il tori principale, ci accorgiamo che un autobus di un tour operator ha scaricato una trentina di "devoti" (tutti di una certa età) che lasceranno le loro preghiere sull"altare in 10 minuti per poi ritornare comodamente verso le grandi città della pianura.
Noi portiamo a casa l'esperienza di aver attraversato queste foreste inglobati in una vegetazione e una fauna che prende il sopravvento e torna ad essere protagonista.
E, come scrive Silvano, la nostra cima è stata conquistata, abbiamo saputo puntare e osare oltre i confini, dove cuore e infinito si uniscono.
Logistica
Matsuyama - Iyosanjo con treno veloce
Iyosanjo - Ishizuki Ropeway con bus di linea
Takayama con treni locali
Okuboji Temple - Takayama con bus e treni locali
ONSEN
L'airone bianco riposó le sue ali su acque di fuoco in attesa che la purificazione avvenisse attraverso gli elementi.
È il miracolo avvenne.
L'uomo, osservandolo, scoprì le acque calde termali in cui immergersi per purificarsi... E guarire.
L'airone è un emblema del popolo giapponese. Lo si trova raffigurato in molti quadri e rappresentazioni.
Se l'airone cenerino più frequente da osservare porta con sé l'immagine di pace, fortuna e longevità, l'airone bianco ha qualcosa di più misterioso.
Appare quando è tempo di comunicare con il mondo divino, con il mondo dell'aldilà. È associato ai defunti, al mondo dell'oltre... Messaggero del mistero, ha il compito di aprire le sue grandi ali e di allontanarci dal mondo terreno per elevarci verso i mondi spirituali più alti.
Sul tetto del Dogo Onsen di Matsuyama compare l'airone. L'Onsen è tra i più antichi del Giappone, risalente al 1894. I bagni termali vengono vissuti come luogo di incontro per i residenti... C'è chi si fa la barba, c'è chi si lava i denti... C'è chi si immerge per allontanare le tossine della giornata e rilassarsi dopo il lavoro.
Numerosi Onsen, più o meno frequentati, sono disseminati nelle isole giapponesi e ne diventano elemento caratteristico e unico.
Ci immergiamo anche noi, affascinati dalla storicità del luogo e della quotidianità che si assapora nei piccoli gesti.
I residenti del luogo entrano con una certa disinvoltura, con i loro asciugamani personali, con il kimono semplice e le ciabattine di tatami... Ne escono una ventina minuti dopo, puliti, sorridenti e sicuramente, rigenerati.
Uwajima, il paese delle perle.
La perla non è altro che una difesa del mollusco da un agente esterno e fastidioso.
È una cura, una protezione, una madre che si protegge.
L'ostrica raramente produce la perla in natura, mentre il paesaggio marino che si staglia davanti a noi, una volta giunti a Uwajima, è disseminato di boe per contenere allevamenti intensivi di ostriche a cui vengono innestati gli agenti esterni necessari per la produzione di perle.
Questa procedura esiste da meno di un secolo.
Prima di allora, si andavano a cercare le rarità della natura e ovviamente questo aveva un valore immenso.
Mi chiedo sempre, quando vedo come l'uomo sfrutta certe meraviglie naturali a titolo di profitto, come è cambiato l'approccio dell'essere umano dalla scoperta della prima perla ad oggi..
Si dice che la perla sia conosciuta dal 3000 a. C.... Sicuramente all'inizio ci si nutriva del mollusco e il resto veniva buttato, perla compresa... Poi qualcosa è cambiato...
Simbolo di purezza e amore, simbolo di potere e di energia divina, la perla porta con sé la forza della rarità, della bellezza, della luce splendente.
Ci fermiamo ad ammirarle nella vetrina di un negozio e poi andiamo oltre, verso il castello e la stazione dei treni per dirigerci più a nord.
Logistica
Nakamura (Shimoto) - Uwajima, il paese delle perle con treno e bus locale (2h circa)
Uwajima - Matusayama con bus locale. (2h circa)
Una vegetariana in Giappone...
Nel mio immaginario, pensavo che la cucina tipica fosse a base di verdure e riso. In realtà, i ristoranti anche meno turistici propongono quasi completamente cibo con carne o pesce.
Il ramen per esempio, nei locali tradizionali regionali viene servito nel brodo di carne e con all'interno delle piccole quantità di carne.
Oppure si trovano piatti di carne e pesce in varie modalità : in tempura, alla griglia, fritti ecc ecc.
I piatti vegetariani comunque si trovano, ma la mia sopresa più grande è che, ordinando un piatto di noodles con alghe, il cibo è stato servito freddo.
Resta il fatto che, per ora, i cibi che più mi stanno saziano e gustando sono:
* le polpettine di riso avvolte nell'alga ripiene con vari gusti (onigiri)
* i piatti che mi prepara Davide con tanto amore nelle Guesthouse....
E ora lascio a lui la parola...
"Io e Sandra siamo in viaggio in Giappone, un viaggio un po' diverso dalle solite rotte. Abbiamo scelto di assaporare quel Giappone che si conosce meno per cercare quella natura meno contaminata dall'umano!
Siamo sulla rotta del Cammino degli 88 Templi, un pellegrinaggio di oltre 1200km,nell'isola di Shikoku.
Nei giorni scorsi siamo passati da Oboke e, per motivi logistici, abbiamo dovuto autogestirci la cena comprando i prodotti in un market locale.
Qui producono tofu e una palla molliccia di riso che non ho ancora capito come si mangia😅!
Abbiamo comprato carote, tofu, funghi locali, patate locali e i loro noodle di farina di grano saraceno!
Ho cucinato in modo semplice gli ingredienti usando la cucina della Guesthouse, e finalmente Sandra ha potuto mangiare vegetariano abbondante senza dover scartare il cibo animale nel piatto (qui purtroppo raramente si trovano piatti completamente vegetariani).
Il tofu era delizioso, morbido e saporito... non come quello che troviamo da noi che sembra una vecchia gomma da cancellare! Le patate erano compatte e saporite e i funghi di una consistenza particolare!
Cucinare dove si viaggia con ingredienti locali stimola la mia creatività ed mi permette di approfondire le proprietà e le caratteristiche dei vari ingredienti per cucinarli al meglio!
Ma la parte più importante di tutto ciò è che, anche in viaggio, sentivo il bisogno di prendermi cura di me anziché andare al ristorante. Cucinare è un modo per dedicare del tempo a me stesso e che mi impone di fermarmi , e di sentirmi parte del luogo in cui sono e di nutrirmi di esso!
Non smetterò mai di dirlo: il Mondo è anche dentro di noi con quello che mangiamo!
Più ci sentiamo vicino alla Natura, piu sarà semplice trovare il tempo per cucinare e dare la giusta benzina al nostro corpo!
Il nostro viaggio continua...."
Logistica... Con treni bloccati causa tifone.
Kochi-Tosa in bus... Non c'erano altri bus a più lunga percorrenza.
Tosa-Susaki non c'è il bus... Prendiamo il taxi fino a Susaki con altri due pellegrini.
A Susaki arriviamo a piedi alla stazione (2km) ma tutti i bus sono soppressi. Prendiamo un altro taxi fino Shimoto small city (solo io e Davide).
Sembra arrivi un treno nel pomeriggio e ne approfittiamo peri visitare il Tempio 37 molti carino e colorato.
Il treno delle 15 non c'è. A Shimoto prendiamo un mini bus per Tosasaga e da qui un'altra coincidenza per Nakamura, la nostra meta finale.
Partiti alle 7,30 di mattina e arrivati alle 19.
Costo complessivo dei transfer di oggi 100 euro circa.
Il giorno successivo visitiamo il Tempio 38 a Ashizukimiari, la punta estrema del sud dell'isola... La raggiungiamo con un bus locale della durata di circa 1h45.
Il Tempio è, per ora, quello più bello tra quelli visitati fin qui.
Riempirsi gli occhi di simboli di pace.
Quando guardo una statua o un luogo, le iconografie che visualizzo, restano impresse dentro di me e dentro il mio cuore inconsciamente.
Non sarà il mentale a memorizzare la frequenza di pace, ma sarà il cuore ad allinearsi a questa vibrazione.
Nel visitare un Tempio, ad esempio, indipendentemente dalla religione e dalle credenze di ognuno di noi, mi avvolge la forza dei simboli.
Qui, nello Shikoku, molti templi hanno raffigurato il Buddha con un libro a rappresentare la saggezza, con la sfera in mano per rappresentare il sole, con il bastone per rappresentare il sostegno.
Talvolta inforca la spada, per tagliare la radice delle illusione e nell'altra mano tiene il fiore di loto a simbologiare la purezza.
Mi soffermo nei dettagli.
Non ho fretta di lasciare il luogo, ma piuttosto lascio che la forza di queste immagini possano restare in me a lungo.
Potrò rievocare quelle immagini, quelle sensazioni ogni volta che mi sentirò smarrita e confusa, ogni volta che mi manca la centratura, ogni volta che mi sento colpita da energie opposte e negative che tolgono la luce.
Allora chiudo gli occhi e torno nel luogo sacro, torno nel Tempio.
Sono anni particolarmente buii, in cui la spiritualità viene messa a dura prova. Penso sia davvero necessario mantenere alta la vibrazione e la luce.
Scegliete il vostro tempio, che possa essere un bosco, un albero, una chiesa, un panorama. E vibrate con me la bellezza del mondo. Ci aiuterà a sentirci in pace.
Da Oboke e Cape Muroto
passando dal Tempio 26 al 24.
Abbiamo sbagliato qualcosa nella programmazione del tour.
Abbiamo pensato di dormire al Tempio 26 come ci dicevano le app e i siti internet dedicati ai henro (pellegrini) lasciando i bagagli pesanti e proseguendo a piedi fino al Tempio 24.
In realtà, giunti dal viaggio in treno e autobus da Oboke a Motoboshi ( fermata sulla stradale per accedere al Tempio n. 26) ci siamo resi conto che non era fattibile.
Abbiamo camminato verso l'altura nel bosco per raggiungere l"ingresso del luogo sacro, ma alla reception il ragazzo dell'accoglienza ci ha informato che non era possibile dormire lì. Riusciamo ad intuire che la foresteria si trova esattamente di fronte alla fermata dell'autobus.
Rientriamo sui nostri passi e, al punto indicato, troviamo un container con dei vestiti e scarpe di altri pellegrini lasciati abbandonati, forse da giorni. Il dormitorio inoltre è chiuso a chiave.
Non abbiamo potuto far altro che proseguire a piedi sulle tracce del Cammino, sempre a fianco della statale che costeggia il mare con i nostri zaini pesanti,confidando di poter dormire al Tempio n. 24.
Il tempio 25 l'abbiamo trovato molto bello, su una collina raggiungibile con una lunga scalinata. Il gong dell'ingresso suona potente al ritmo del nostro mantra, anche se scopriamo leggendo la guida,che ogni Tempio ha il suo mantra.
Intoniamo il nostro intento di viaggio nel tamburo interiore e con un inchino lasciamo il tempio alle nostre spalle.
Camminando lungo il mare ci sorprenderà un villaggio deserto dove non circola anima viva, se non in auto o nel centro di alimentari. Tutti i ristorantini o caffè segnalati di google maps sono chiusi. Non c'è nessuno in giro e siamo costretti a pranzare alle 15 con dei tramezzini e dei sushi comprati al supermercato.
A rendere ancora tutto più complicato è l"arrivo del tifone che inizia a farsi sentire.. Piove, a tratti anche molto forte, e si sta alzando il vento.
Ci incamminiamo nonostante la pioggia sulla salita (sempre sulla statale 55) che porta al Tempio e al faro...
L'orario si sta facendo stretto, il Tempio chiude alle 17 e abbiamo pochi minuti, ma riusciamo ad arrivare con 10 minuti di anticipo... Non sarà sufficiente perché appena varchiamo il tori (porta) del Tempio, il ragazzo dell'accoglienza chiude l'ufficio informazioni, inforca il suo motorino e se ne va.
Visitiamo il luogo che con questa nebbiolina e la pioggia fine assume un'aria più nostalgica e misteriosa.
Rientriamo dal bosco sulla statale appena in tempo per prendere il bus che ci riporta a Nahari dove siamo riusciti a prenotare una Guesthouse.
Arriveremo zuppi e stanchi ma il nonnino che ci accoglie è una delle poche persone che abbiamo incontrato in questi giorni in grado di parlare un pochino di inglese e di fornirci qualche informazione su dove cenare.
Il luogo non è un granché, sembra trasandato, ma abbiamo trovato il gestore così accogliente e disponibile che vale la pena fermarsi.
Si è tanto raccomandato di avere prudenza nei prossimi giorni per il tifone e, per ringraziarci del nostro arrivo, ci ha stampato una foto ricordo su carta fotografica.
La cena viene consumata in un ristorantino che esteriormente non promette nulla di buono, e invece tutto era cucinato alla perfezione (lo dice lo Chef Davide) ed economicissimo.
Logistica
Oboke - Gomen - Nahari con treno, percorrenza circa 2,30 ore (20 euro circa)
Nahari - Motoboshi con bus locale (7 euro)
Cape Muroto - Nahari (30km - 8euro)con bus locale
I costi del trasporto locale non ci sembrano economici. Ma è presto per tirare le somme... Avremo modo di fare meglio i nostri conti e avere un idea più equa con l'esperienza del viaggio.
OBOKE e la IYA Valley
Il viso e la tensione si distendono appena i nostri occhi iniziano a scorgere montagne completamente rivestite di alberi e bambù.
Il verde è associato al Chakra del cuore e credo che non sia un caso se il colore che il bosco ha deciso di assumere nella sua manifestazione terrena sia proprio questo colore in tutte le sue sfumature: serve a dare quel senso di armonia e apertura che il campo cardiaco richiede per stare bene.
Le antiche tribù che frequentavano questi luoghi avevano sicuramente trovato il modo per parlare con gli spiriti del bosco, degli animali, degli uccelli. Oggi ne rimangono raffigurazioni stilizzate e divertenti chiamate Yokai... Ma non so quanti dei giapponesi sappiano davvero coglierne l'essenza.
Come tutti i luoghi di montagna, anche questi villaggi piano piano si sono svuotati lasciando a pochi l'onere di mantenere viva la valle. Ne consegue che la manutenzione dei posti scarseggia, molte abitazioni e luoghi di accoglienza sono chiuse e abbandonate e purtroppo anche i sentieri di preghiera che collegavano i borghi diroccati sui pendii non sono più frequentati e quindi inagibili.
Apparentemente, non ci sono trekking, non ci sono collegamenti a piedi e anche i bus sono rarissimi. L'auto sembra davvero l'unico mezzo per spostarsi, a meno che non si viaggi su un bus di un gruppo organizzato che scarica i passeggeri accanto alle attrazioni più importanti per poi ingurgitarli dopo 20min per portarli alla prossima attrazione.
Raramente abbiamo incontrato camminatori locali, non ci sono biciclette sui villaggi montani e sembra che piano piano la valle si stia spegnendo.
Il ristorantino della stazione dei treni chiude alle 16 e per la cena Davide ha dovuto tirare fuori le sue doti da chef e cucinare alla Guesthouse dotata di cucina (ottimo tofu con verdure e noodles).
La nostra camminata giornaliera a un luogo spirituale ci ha portato al Tempio buddista che dista circa 3km dal nostro alloggio.
Pensiamo sia un tempio frequentato anche dal Monaco Kobo Daishi, il monaco a cui è dedicato l'intero percorso degli 88 templi. Purtroppo però, per la difficoltà di raggiungere questo luogo a piedi senza sentieri è stato escluso dall'intinerario. Avrebbe dato sicuramente nuova vita alla vallata e forse gli yokai avrebbero avuto nuovamente la forza e il coraggio di mostrarsi in modo inaspettato, anche a chi non crede nella magia.
A noi questo silenzio e questo distacco piace. È un fermare il tempo, un arrestare la corsa. Ci gustiamo qualche cibo sconosciuto, un gesto semplice della signora del minimarket per indicarci il menù, un falchetto che rincorre le onde.
Il tifone sta per arrivare e proviamo a farci trasportare dal vento incerto in un luogo di pace.
Logistica
Tempio n. 6 Anrakuji - Toukushima con il bus
Toukushima - Oboke Station con treno
Visita del tempio buddista
Oboke Station - Kazurabashi con bus (6 corse per salire, 3 corse per scendere) per visitare il ponte di liane antico.
Tutte le altre zone interessanti da visitare non sono raggiungibili a piedi o bus.
Osaka e i primi 5 templi del Cammino
Osaka ci ha travolto con il caldo afoso che toglie il fiato e la quantità di gente che si riversa sulle strade e nei centri commerciali alla ricerca di non si sa quale moda..
É un agglomerato di cemento che mangia cemento, gli arbusti non hanno la possibilità di emergere oltre al metro e sono ormai così rari che fanno prima a non nascere, tanto verrebbero tagliati appena raggiungono una dimensione accettabile.
Ci sorprende la riservatezza dei giapponesi, sempre così minuta e delicata nel inchino che contraddistingue ogni forma di saluto e contatto, ma allo stesso tempo è la stessa riservatezza che li porta a chiudersi dentro uno schermo di un telefonino.
I loro occhi occhi in metropolitana, per le strade, nei ristoranti sono puntati dentro a un video, un gioco online o un videogame o nelle chat.. Anche quando stanno parlando con le persone accanto a loro.
Ne rimani sbalordito ma anche rattristato. Sembra che qui, la conoscenza di quanto è nocivo rimanere ore incollati allo schermo passi inosservata... In compenso ogni minimarket o negozietto vende una quantità di pasticche di tutti i gusti, di tutti i colori, per tutti i mali (testa, dolori muscolari, ecc ecc), ma indossano ancora in tantissimi la mascherina e spesso hanno tutto il corpo coperto per proteggersi dal sole.
Contraddizioni che fatichiamo a comprendere.
Ci sorprende un tempio piccolo e accogliente nel cuore cittadino.. Ci capiteremo diverse volte nel corso delle scorribande nelle viuzze.. Per scappare dal caos e trovare quel momento che ci raccoglie dentro a questo viaggio.
Partiamo per il Sud, verso l'isola di Shirinyoku dove inizia il Cammino degli 88 templi.
Vi dico la verità, abbandoniamo fin da subito questo pellegrinaggio e ci dedichiamo alla ricerca del luogo che piacciono a noi.
In un giorno abbiamo percorso il tratto dei primi 5 templi.... Accanto alla statale 12 che mette in collegamento i grandi centri città...
C hanno provato a farci deviare nella stradina interna, ma resta sempre una strada in pieno sole e asfaltata. I tratti suggestivi che ci aspettavamo non ci sono.
Percorso segnato benissimo e in modo simpatico.
I templi sono magici. Ecco. Ogni volta che metti un piede in un tempio buddista, per quanto mi riguarda, entri in una dimensione parallela.
Sarà incredibile, ma il Vento ha deciso di portare la sua brezza solo all'interno delle confini del tempio. Qui gli alberi sono liberi di crescere e ne abbiamo incontrati un paio di un'età invidiabile (esempio gingko biloba di 800 anni).
Qui i simboli, le raffigurazioni, i canti dei mantra danno il senso di pace che cercavamo.
Guardando l'itinerario dei prossimi 20 templi, i tratti che scollinano oltre le valli e costringono ad addentrarsi nelle colline verdeggianti ai lati sono davvero rari.
Faremo un cambio di programma, ma questo fa parte della nostra natura. L'adattarsi alle complessità che si presentano senza perdere la pazienza e il sorriso è una capacità che ci appartiene e che, sono convinta, si allena con la meditazione.
Il viaggio è appena cominciato..
Logistica
Osaka Umeda by metro... Abbiamo rischiato di perdere il bus prenotato arrivando con oltre 45 min di anticipo. La stazione di Umeda è enorme e abbiamo faticato a trovare la via di uscita giusta per raggiungere la stazione dei bus adiacente. Ci hanno continuato a dire di andare verso l'uscita 18 ma nessun cartello segnava i numeri
Arrivo a Naruto sull'isola di Shirinyoku con un bus di lunga percorrenza di circa 2ore e 30.
Naruto - Bando con treno minuscolo di 2 vagoni che si addentra nei campi di riso.
Bando - Ryozen ji Temple (Tempio n. 1)
Partiamo... con i bagagli leggeri e una valigia tutta da riempire
Abbiamo scelto tappe un pò insolite per questo viaggio. Saltiamo le grandi città come Tokyo, Hiroshima, Fukushima e tante altre mete classiche di chi va in Giappone per la prima volta... un pò perchè la vastità della nazione è tanta, un pò perchè le montagne del nord le teniamo per un prossimo tour.
Scegliamo un itinerario che ci appartiene di più come anime più che come turisti in viaggio. Scegliamo il pellegrinaggio degli 88 Templi nell'Isola di Shirinyoku per le prime due settimane e cercheremo di attraversare i templi e le foreste con spirito di ricercatori di ispirazioni.
Abbiamo bisogno di rallentare e pensiamo che un viaggio a piedi possa darci il ritmo della lentezza piuttosto che la frenesia di vedere tutto (cosa abbastanza impossibile).
Proseguiremo con un pò di mare in terra nipponica, nella Penisola Izu... ci dicono essere spiagge frequentate dai locali e non troppo prese d'assalto dai turisti stranieri.
Anche qui le classiche agenzie di viaggio proponevano un volo in Thailandia per evitare i possibili tifoni delle isole di Okinawa... Noi ovviamente non eravamo d'accordo... Un'altra terra, un altro viaggio, un altro popolo solo per cercare il mare da cartolina. Per noi eticamente non fattibile. Ci ispirava di più un tuffo totalmente giapponese .. e pazienza se l'acqua non sarà cristallina.
Concluderemo il nostro itinerario a Kyoto che sarà la base per escursioni varie tra i luoghi più conosciuti della regione ma anche una ricerca di valli e montagne che parlano di illuminazione, come il Monte Kurama, dove il Maestro Reiki Mikao Usui ebbe la chiara visione degli insegnamanti.
Insomma seguiteci..
Come?
- su questo sito, alla sezione Giappone, per leggere dei nostri racconti
- su istagram, nelle storie in evidenza
- su Telegram, nel canale Movinghotel perchè parliamo di viaggi.
A presto!